Grazia – 1 aprile 2008 | Progetto Elisa per la prevenzione primaria dell'ambliopia

Grazia – 1 aprile 2008

CHE COSA NASCONDE LO SGUARDO DEI BAMBINI
Decifrare le disfunzioni visive dei più piccoli è sempre stato complicato. Per i genitori e per i medici. Ma oggi nuovi strumenti e terapie consentono diagnosi molto precoci. E capire in tempo è la garanzia per guarire.
Di Anna Tagliacarne


«Credo che il mio occhio sinistro abbia raccolto tutta la pigrizia del mio corpo». Elisa Raimondi ha 11 anni e uno sguardo vispo. Se la malattia che l’ha colpita “quand’era piccola”, l’ambliopia, non fosse stata curata in tempo, le sarebbe costata davvero tanto. Un occhio, come accade a molti bambini. Infatti è una delle patologie della vista, di quelle che nei bambini piccoli si fa fatica a diagnosticare, che in Italia, oggi, ne colpisce dal 2 al 3% ogni anno. C’è chi la chiama “occhio pigro”. A Elisa è andata bene: le è bastato mettere un paio di occhiali. Però, come tutte le bambine della sua età ha dovuto affrontare la crudeltà dei compagni di scuola. Perché ce n’è sempre uno pronto a puntare il dito contro di te e chiamarti “quattrocchi”. «Erano soprattutto le bambine», ricorda Elisa.
Cristalli “magici” per i più piccoli A cinque anni Elisa ha messo gli occhiali, a sei ha cominciato a lottare con chi le diceva “che brutta”, per via delle lenti sul naso. Poi ha pensato di scrivere una fiaba, Anche le principesse portano gli occhiali: le
prime 12 mila copie sono andate esaurite grazie all’interessamento di tante istituzioni (Lions, Commissione difesa vista, Federottica, Oxo Italia) e del Comune di Olgiate Olona, il paese in provincia di Varese dove la bambina abita con la sua famiglia.
Il messaggio di Elisa è importante. I “cristalli magici” che la fata Colorina regala alla principessa Carlotta, triste perché non vede più i colori, possono essere messi ai bambini, anche se molto piccoli. E’ una favola, certo, ma spiega anche come funzioni la terapia oggi: «A mia figlia ho messo gli occhiali a dieci mesi e, oggi, non ha problemi di vista. Prima s’interviene, più si ha possibilità di correggere i difetti: l’apparato visivo, dopo i sei anni, perde plasticità», spiega Roberto Magni, l’oculista che ha curato la piccola scrittrice.   Ma sono tanti i bambini che, in Italia, hanno problemi agli occhi: secondo gli ultimi dati, ben due in età scolare su cinque. In età prescolare il 5% soffre di qualche patologia, ma solo il 14% è sottoposto ad un esame (solo lo strabismo interessa il 2-3% dei più piccoli), con il risultato che i difetti della vista sfuggono spesso a medici e genitori. La buona notizia è che, rispetto a pochi anni fa, oggi la tecnologia rende possibile fare prevenzione a ogni età e non bisogna aspettare che i bambini imparino l’alfabeto
per leggere le lettere proiettate sulla lavagna dell’oculista.

Controllare i neonati
«Esistono strumenti diagnostici, gli auto refrattometri, che in 8-10 secondi individuano con certezza ambliopia, astigmatismo, miopia e ipermetropia», continua Magni. «Sono tecnologie utilissime per misurare in tempo reale le dimensioni della pupilla, la distanza interpupillare e le deviazioni della visione.
Oggi possono irradiare un fascio di luce a distanza di un metro: per questo sono utilizzabili anche su pazienti molto piccoli». Insomma, a differenza del macchinario che si usa “da adulti”, quello che prevede un paziente immobile mentre l’oculista esegue i suoi controlli, questi nuovi modelli fanno il loro lavoro anche con i piccoli più “vivaci”. «Il mio sogno è che controlli del genere, dagli 8 ai 20 mesi, siano obbligatori come le vaccinazioni», aggiunge Magni